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RIVISTA DELLA FAGR-Editore
IL COMANDANTE SCONFITTO NELLA BATTAGLIA DI ANGHIARI 
 
La battaglia di Anghiari combattuta nel 1440 tra le truppe milanesi dei Visconti e una coalizione guidata dai fiorentini (che fu vittoriosa), è ancora oggi famosissima grazie all'affresco murale che ne fece Leonardo da Vinci per il salone Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze nel 1503-4. Come spesso accadeva a Leonardo quando lavorava, non lo portò mai a termine, tuttavia furono talmente tante le novità stilistiche da lui portate in questo capolavoro, da divenire comunque una vera scuola per le nuove generazioni di artisti. E' facile quindi che il nome di questa battaglia ci riporti più in mente le rivoluzioni in arte portata da Leonardo che non il nome del comandante sconfitto ad Anghiari, il celebre condottiero e capitano di ventura Niccolò Piccinino (1386-1444). Egli fu chiamato il Piccinino perché quando entrò nella compagnia di Bartolomeo de Sesto oltre ad essere giovanissimo, era anche molto basso di statura (soprannome tenuto poi anche dai suoi eredi). Nato nei pressi di Perugia e figlio di un macellaio che perse a dieci anni perché ucciso dai membri di una corporazione artigiana a lui rivale, di rabbia in corpo lui ne aveva parecchia e la carriera del soldato mercenario gli risultò perfetta per sfogarla. Erano quelli i tempi dove i signori italiani sempre in lotta tra loro, pagavano molto bene i soldati capaci di servirli bene e Niccolò al soldo del duca di Milano Filippo Maria Visconti prima e Francesco Sforza dopo, fece la sua fortuna, in quanto bravo militare, anzi  bravissimo. Fu uno stratega intelligente e spietato che collezionò tante vittorie e poche sconfitte, tra cui appunto quella di Anghiari. Non dovette comunque significare un granché per questo capitano di ventura, visto che nella sua lunga carriera militare collezionò ben 22 feudi che lasciò poi in eredità ai figli avuti da tre mogli.  
(FAGR 30-09-2023) 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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