A
 
B
 
C
 
D
 
E
 
F
 
G
 
I
 
L
 
M
 
N
 
O
 
P
 
R
 
S
 
T
 
V
 
U
 
Z
 
 
 
 
 
 
Tante lezioni gratuite per i più piccoli. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
RIVISTA DELLA FAGR-Editore
L'INFIDO TRADIMENTO DI TITO LABIENO 
 
La storia ci racconta che esistono parecchi casi di tradimento per la lotta al potere e tra questi molto famoso risulta essere quello di Tito Labieno (100 a. C. - 45 a. C.) nei confronti di Gaio Giulio Cesare(100 a. C. - 44 a. C.). Comandante militare della Repubblica romana, Tribuno della plebe, comandante di cavalleria e luogotenente di Giulio Cesare in Gallia, Labieno all'inizio della carriera fu un grande sosteniore di Cesare e fece praticamente di tutto per favorirne la scalata politica (ottenendo sempre grandi ricompense), tuttavia alla fine il loro rapporto si guastò. Labieno originario della classe sociale degli equites, non essendo di vecchia famiglia aristocratica, veniva considerato a Roma un ”Homo novus”, perché si era fatto da solo grazie alle sue capacità di soldato. Inutile dire che le sue qualità furono parecchio utili ad un uomo ambizioso come Cesare, infatti durante il suo consolato lo nominò pretore e poi lo volle con sé durante i 7 anni della Campagna gallica. Nominato con una carica  corrispondente a pretore anche in Gallia, Labieno riportò sempre importanti vittorie per Cesare. La fiducia di questo famoso console aumentò tanto che quando si assentava dalla Gallia, gli affidava perfino il comando completo di quella zona. Prima che Cesare passasse il Rubicone però, Labieno lo aveva già abbandonato per unirsi alle legioni di Pompeo. Cicerone lo elogiò come eroe per il coraggio del mettere l'ideale della Repubblica romana prima dell'amicizia con Cesare, ma i motivi veri di tale tradimento ovviamente poteva conoscerli solo l'interessato. Non è difficile comunque immaginare che così facendo sperava di trovare migliori prospettive per la sua carriera perché in quel periodo Cesare dopo averlo tanto lodato, incominciava a preferire apertamente a lui Marco Antonio. Forse fu per paura di aver perso il suo favore che quando il Senato romano (guidato da Pompeo) dichiarò guerra a Cesare, decise di tradirlo. Con tale passaggio dalla parte del Senato, l'amicizia tra Cesare e Labieno si trasformò in una grande inimicizia. La loro storia finì con la testa di Labieno consegnata su un piatto a Cesare dopo la Battaglia di Munda (dove l'ex pretore fu sconfitto e ucciso). Il suo tradimento in ogni caso favorì solo Cesare. Labieno convinse Pompeo e il Senato che ormai l'esercito del vecchio amico senza il suo a sostenerlo era in disfacimento, portando in tal modo i nemici di Cesare a cadere nell'errore di sottovalutare un guerriero che era sempre stato vittorioso fino a quel momento. Ciò  fu per il Senato come gettarsi la zappa sui i piedi. Labieno svelò è vero i piani e i punti deboli di Cesare, ma  il grande console sapeva bene di non dover essere prevedibile come stratega. I suoi nemici capirono lo sbaglio fatto unicamente dopo la totale sconfitta a Farsalo. Il traditore non smise mai di eccitare gli animi e di dare false speranze, ciononostante riuscì solo a trascinare tutti verso la completa disfatta. Questo insegnò ai generali delle successive generazioni che non bisogna mai sottovalutare un nemico, specialmente se di grande calibro. Cesare diventerà dopo la vittoria di Farsalo un dittatore assoluto e soprattutto uno dei personaggi più importanti della Storia in barba al tradimento di Labieno. 
(FAGR 31-07-2023)