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RIVISTA DELLA FAGR-Editore
IL CARATTERE IROSO DI LEONE LEONI 
 
I due scultori cinquecenteschi più famosi: Michelangelo  (1475-1564) e Benvenuto Cellini (1500-1571), divennero noti anche per le personalità turbolente che possedevano (il secondo ebbe anche condanne a morte in contumacia). Sembra che l'arte scultorea venisse scelta a quel tempo da animi inquieti o in qualche modo era proprio essa a renderli così, perché anche scultori meno famosi passarono alla storia come alquanto irosi e citiamo come esempio lo scultore e medaglista Leone Leoni (1509-1590), il quale proprio come il Cellini, ne combinò delle belle facendola  sempre franca. Era nato in Lombardia da genitori aretini e studiò a Venezia, tuttavia la sua opera scultorea fu di stampo manieristico toscano. Nella città lagunare venne molto stimato e grazie allo scrittore Pietro Aretino, conobbe il grande pittore Tiziano Vecellio, il quale lo aiutò a divenire incisore della zecca pontificia; non lavorò lì però a lungo perché venne coinvolto in una cospirazione contro il gioielliere papale e sfregiò anche un tedesco; condannato al taglio di una mano venne salvato da Andrea Doria, signore di Genova per cui dopo lavorò, ma si allontanò presto anche da lui. Sempre raccomandato da Tiziano ottenne in seguito l'incarico di incisore della zecca imperiale da Carlo V, ma il Leoni non fu affatto riconoscente perché accoltellò il figlio di Vecellio in una rissa, il pittore Orazio Vecellio (1528-1576) e solo per poco non lo mandò all'altro mondo. Il suo lavoro però era molto ricercato dai signori di quel tempo (il Cellini venne perdonato ben tre volte dai de' Medici) e Leoni trovò subito un altro protettore, il duca Pierluigi Farnese, il quale lo nominò maestro delle stampe delle zecche di Parma e Piacenza; dovette però lasciare questo importante posto per via della morte del duca, ucciso da Ferrante I Gonzaga che lo odiava a morte. Decisamente questo artista non si occupava di politica perché tra i suoi capolavori scultorei risulta anche il monumento funebre a Ferrante Gonzaga, l'uccisore del suo protettore. I suoi ultimi anni li trascorrerà sembra tranquillamente (forse per la tarda età) a Milano, dove aprì una scuola di scultura con il figlio Pompeo e nel Duomo scolpirà il celebre monumento funebre a Gian Giacomo Medici. 
 
(FAGR 28-10-2021)