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RIVISTA DELLA FAGR-Editore
IL ROMANZO ANTIMILITARISTA DI HASEK 
 
Lo scrittore e giornalista ceco Jaroslav Hasek (1883-1923) morì giovane in miseria e non fece tempo a beneficiare del grande successo del suo libro “Il buon soldato Sc'veik”, un'opera antimilitarista che denunciava le assurdità della guerra, tradotta in più di settanta lingue, compresi il giapponese e il coreano. Nato a Praga, Hasek fu uomo dal forte senso di satira che spesso e volentieri diventava feroce. Lui prendeva in giro tutto e tutti, anche se stesso. Nel suo capolavoro fa muovere il protagonista, un commerciante di cani (lo fu anche lo scrittore per breve tempo) come un uomo che accetta le assurdità create da ufficiali burocrati e generali rebambiti molto bonariamente e senza mai giudicarle. In questa sua opera letteraria, Hasek sottintese che le atrocità della Prima guerra mondiale erano solo una conseguenza della poca intelligenza umana. Lui nella Prima guerra mondiale si era preso la tubercolosi e era stato fatto prigioniero dai russi, notoriamente duri nel trattare con i prigionieri, tuttavia lungi dal fare l'eroe, si adeguò lavorando per loro, anzi alla fine del conflitto rimase per un po' lì divenendo perfino bolscevico. Hasek in realtà non si fece mai influenzare da nessuna ideologia. Si sposò in Russia con Jarmila seppure fosse ancora sposato con Aleksandra L'vova, un matrimonio infelice che non ebbe mai il tempo di sciogliere. Fuori patria comunque le cose non andarono bene per lui così capace di vedere la realtà quale era, perciò tornò a casa dove venne bollato come traditore e bigamo. La sua carriera di giornalista che lo aveva visto scrivere sia per un giornale di destra e poi anche per uno di sinistra proprio per il suo non essere stato mai un idealista, era ormai finita e i suoi ultimi giorni furono davvero amarissimi. Oggi però nella  sua città vi è una grande statua per commemorarlo. 
 
(FAGR 22-04-2020)