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LA POETESSA DELL'AMORE 
 
Le notizie riguardanti la poetessa Saffo, nata in Grecia nel 580 a. C., ci sono pervenute grazie ad un documento marmoreo detto “Marmor Parium”, dove vennero scolpiti i più importanti avvenimenti della storia greca.  
Fin dall'antichità i componimenti poetici di Saffo riscossero grande successo e la sua fama iniziò già mentre era in vita continuando poi anche nel periodo romano. Scrittori greci antichi del calibro di Strabone e Platone la lodarono, così come avvenne a Roma dove trovò tra i suoi ammiratori sia Ovidio che Cicerone.  
Saffo cantò l'amore affascinando tutti di generazione in generazione per secoli finché divenne un mito e su di lei fiorirono molte leggende.  Di certo si sa che gestì sull'isola di Lesbo una scuola femminile molto apprezzata ai suoi tempi.  
Lei scrisse versi d'amore dedicandoli anche alle sue allieve, ma ciò potrebbe essere perché essendo sinceramente affezionata a loro, si addolorava pensando al triste destino che le attendeva quando lasciavano la sua scuola. Lei le preparava a divenire spose perfette per far felici mariti che come voleva la tradizione greca, non le avrebbe più fatte uscire di casa; la loro felicità non contava nulla nella sua società e ciò dispiaceva alla sensibile poetessa di ricca famiglia (tanto da essere indipendente). Saffo era considerata una donna dall'animo pieno di grazia e mai nessuno in antichità la pensò di natura immorale o non avrebbe potuto gestire una scuola.  
Tuttò cambiò però con l'avvento del Cristianesimo. Il primo a considerare Saffo dedita all'amore omossessuale femminile fu il poeta greco Anacreonte che visse dopo di lei e essendo lui con un debole per i giovanetti maschi, pensò simile la poetessa; probabilmente comunque intedeva omaggiarla (la morale allora era diversa), ma i cristiani lo interpretarono negativamente.  
Sulla poetessa dell'amore allora si rovesciarono accuse infamanti  e prese ad essere vista come una persona viziosa e corrotta. La sua storia venne così modificata e ampliata ulteriormente fino a giungere a fare di lei un simbolo dell'amore omossessuale femminile (ciò diede origine anche ai termini “saffico” e “lesbica”). 
 
(FAGR 26-11-19)