ARCHITETTURA OMNIA 
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RIVISTA DELLA FAGR-Editore
L'INGRATITUDINE DI UN EREDE ARCHITETTO 
 
Vincenzo Scamozzi (1548-1616) talentuoso architetto rinascimentale della Repubblica veneta, fu un allievo del Palladio con cui probabilmente ebbe un rapporto di amore e odio. Scamozza scrisse che l'architettura era una scienza da studiare con pazienza e lui la studiò per tutta la vita ottenendo grandi risultati.  
Suoi capolavori sono considerate: Villa Pisani a Lonigo, presso Vicenza e Villa Molin a Padova, costruita per l'ambasciatore della Sirenissima. Egli sapeva però che senza suo padre, un imprenditore edile di successo, avrebbe lavorato poco come architetto. La fama del Palladio, di cui terminò anche alcune ville dopo la sua morte, oscurò sempre il suo nome; ancora oggi infatti in pochi lo ricordano, anche se fece del suo meglio per guadagnarsi l'immortalità e non solo dal punto di vista artistico; non essendosi sposato e rimasto senza figli, istituì per testamento un lascito in modo da permettere a studenti privi di mezzi di studiare architettura, però solo a patto che prendessero il suo cognome come eredi ideali.  
Per ironia della sorte il più famoso dei ragazzi che aiutò con il suo lascito, Ottavio Bertotti Scamozzi (1719-1790), architetto di origini umili e vincitore di uno dei concorsi che si bandirono, divenne uno dei più grandi diffusori dell'opera di Palladio. Praticamente Ottavio collaborò affinché il nome Scamozza diventasse sempre più insignificante se confrontato con quello del Palladio. 
 
(FAGR 24-1-19) 
Vincenzo Scamozzi 
 
(di Paolo Veronese)
 
 
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