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IL LAOCOONTE 
 
La tragedia omerica di Laocoonte, raccontata anche da Virgilio nella sua Eneide, venne molto amata in antichità. 
Laocoonte era il sacerdote di Poseidone della città di Troia con dono di veggenza, il quale mise in guardia il suo popolo dal non accettare il cavallo di legno portato in dono dagli achei, ma non venne ascoltato perché la dea Atena, protettrice della città di Atene e nemica dei troiani, fece uscire dalla riva del  mare dove si trovava il sacerdote, due grossi serpenti che strangolarono lui e i suoi figli; i troiani pensarono la sua orrenda fine un segno divino e fecero quindi l'errore di accettare il cavallo (pieno all'interno di soldati achei). 
La tragedia di questo veggente divenne presto una favola morale per mettere in guardia i potenti dalla difficoltà di interpretare i segni divini per cui anche la statuaria onorò questo mito.  
I romani risulta da cartacei che fecero almeno tre gruppi scultorei dove appare Laocoonte  con i figli mentre sono avvolti dai serpenti marini mandati da Atena, ma solo uno venne seppellito in una vigna del colle Oppio, probabilmente per salvarlo dalla furia dei primi cristiani contro tutto quanto veniva dal mondo pagano; quando riapparse per caso nel 1506, le acque si erano già calmate e il papa Giulio II, grande amante delle antichità, lo comprò subito (oggi si trova ai Musei Vaticani); mandò anche a chiamare Michelangelo Bonarroti per la supervisione dell'estrazione di tale capolavoro dell'arte classica; il giovane scultore ovviamente interessato correrà e fu talmente dopo impressionato da tanta perfezione stilistica che dal quel momento in poi rivedrà tutto il suo modo di vedere i corpi umani; tutti i suoi più importanti studi sul corpo umano partono infatti partono dal gruppo scultoreo di Laocoonte.  
 
(FAGR 20-3-17)