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RIVISTA DELLA FAGR-Editore
LA CODARDIA DI ISMAY 
 
Joseph Bruce Ismay (1862 — 1937) proveniva da una ricchissima famiglia della borghesia e fu un imprenditore britannico di grande successo, almeno finché non fece lo sbaglio di chiamare Titanic una delle navi che progettò egli stesso. I non superstiziosi potranno obiettare che il transatlantico sarebbe affondato in ogni caso anche con un altro nome, tuttavia quando si ha il coraggio di chiamare una nave con il medesimo nome di quello di figure mitologiche perdenti, seppure famose per essere più forti degli dei, bisogna dopo continuare a mostrarsi coraggiosi se non si vuole perdere la faccia. Il coraggio di Joseph Bruce Ismay  di certo invece non fu mai all’altezza della  spavalderia che lo spinse a chiamare la sua nave Titanic e a definirla inaffondabile. Dopo l’affondamento del transatlantico che lui ideò con poche scialuppe giacché considerate inutili, l’antipatia suscitata da tanta arroganza gli si riversò addosso senza limiti e la stampa britannica non gli perdonò mai di essersi salvato dal naufragio più famoso della Storia a scapito di donne e bambini. Sembra infatti che egli abbandonò il relitto quando ancora molta gente avrebbe avuto più di lui il diritto di prendere il suo posto sulle scialuppe. 
E fu così che Ismay fu bollato come uno dei più grandi codardi dell’umanità intera dall’opinione generale e la sua vita iniziata in tinta rosa, successivamente prese colori assai più scuri.   
(FAGR 5-9-16)