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RIVISTA DELLA FAGR-Editore
LA GALASSIA DI ANDROMEDA 
 
Tra tutte le galassie dell'Universo quella di Andromeda è la più assomigliante alla nostra. Ella appartiene come noi al cosiddetto Gruppo Locale che comprende una trentina di piccole galassie; ci è lontana circa due milioni e mezzo di anni luce, ma anche se non è la più vicina (la Grande e la Piccola Nube di Magellano lo sono di più), appare agli astronomi la più importante per come ci rassomiglia. Studiarla, è come vedere la nostra galassia da un'altra prospettiva, seppure di dimensioni leggermente maggiori. Gli astronomi studiano in essa quello che non riescono a vedere bene nella Via Lattea perché  nascosto. 
A forma di spirale, la Galassia di Andromeda (prende il nome dalla costellazione a cui appartiene), sta proprio di fronte al nostro sistema solare e con particolari condizioni del cielo (buio e trasparente), si può scorgere anche a occhio nudo. 
Andromeda comprende oltre 300 miliardi di stelle ed è conosciuta con altri nomi essendo stata catalogata anche con diverse sigle: M31 da Charles Messier (nella seconda metà del Settecento) e NGC 224 dal danese John Louis Emil Dreyer (nel XIX secolo). 
Il primo a scrivere un'osservazione sulla galassia di Andromeda, fu un Abd Al-Rahman, astronomo persiano   del 905 d.C., il quale la definì:  Piccola Nube; nel 1612 si avrà la prima descrizione fatta con il telescopio dal tedesco Simon Mayr (italianizzato come Simon Marius) che nel suo trattato Mundus Jovialis, la descriverà come una nebulosa più luminosa al centro che alle estremità.  
Fino al XIX secolo M31 verrà conosciuta come nebulosa, ma sarà l'astronomo britannico William Huggins, a notare per primo quanto essa fosse in realtà molto diversa dalle nebulose gassose e simile invece ad una stella. 
Le prime fotografie di Andromeda risalgono al 1887 e furono fatte dall'inglese Isaac Roberts nel suo osservatorio privato del Sussex; esse permisero di notare per la prima volta la sua forma a spirale. 
La prima volta che si misurò la velocità radiale della galassia di Andromeda, fu invece nel 1912 dall'astronomo statunitense Vestro Slipher; essa risultava di 300 chilometri al secondo in direzione del Sole, vale a dire in corsa verso di noi. 
M31 è una galassia di fondamentale importanza per la storia dell'astronomia giacché fu il primo corpo celeste ad essere scoperto di natura extragalattica. 
Heber Curtis nel 1917 stimò la distanza di Andromeda molto lontana  dal nostro sistema galattico e sostenne l'ipotesi dell'esistenza di “universi isola”, ma ciò si poté provare solo nel 1925 con il più grande telescopio dell'epoca: l'Hooker di Monte Wilson (apertura di 2,5 m.), il quale poté scattare alcune foto importantissime per gli astronomi.  
Edwin Hubble attraverso lo studio di queste foto, calcolò la distanza di M31 e la pose fuori dalla Via Lattea e da quel momento il nostro Universo divenne più grande.  
Heber D. Curtis vinse il “grande dibattito” (destinato ad entrare negli annuali di scienza) contro l'astronomo Harlow Shapley, il quale sosteneva le nebulose a spirale non galassie lontane e indipendenti, ma corpi celesti del nostro sistema.  
Il 26 aprile 1920 nel Smithsonian Museum of Natural di Washington, i due astronomi si affrontarono presentando i loro due diversi punti di vista, ma fu Curtis ad aver avuto l'intuizione giusta. Andromeda è una galassia molto più lontana da noi di quanto non si pensasse. Essa con la sua forma ovale come il nostro sistema solare, ha in comune anche il possedere delle galassie satelliti che le gravitano attorno; le più famose sono chiamate M32 e M110, individuate la prima nel 1749 da Guillaume Le Gentil e la seconda da Charles Messier nel 1773. 
La stella più brillante della costellazione di Andromeda è Alfa Andromedae (nome arabo Alpheratz), la seconda in brillantezza è Beta Andromedae (nome arabo Mirach), la terza invece è Gamma Andromedae (nome arabo Almach); entrambe formano in cielo una linea quasi retta che prolunga una delle due diagonali del “Grande Quadrato di Pegaso. 
 
(FAGR 5-9-16)