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RIVISTA DELLA FAGR-Editore
IL LITIGIO CHE SEGNO' MICHELANGELO BUONARROTI 
 
Era davvero un bravo scultore il fiorentino Pietro Torrigiano (1472-1528), ma si rovinò la vita cambiando i connotati a Michelangelo Buonarroti (1475-1564). Oltre alle evidenti prove nei ritratti di Michelangelo dove appare sempre con il setto nasale rotto, a raccontarci precisamente come andarono le cose fu un Benvenuto Cellini (1500-1571), il quale scrisse che i due erano prima amici e un giorno mentre passeggiavano insieme come d'abitudine, Michelangelo si lasciò andare a scherzare pesantemente così il Torrigiano desiderò ardentemente fargliene passare la voglia; accadde perciò il fattaccio e il fatale pugno parti colpendo in pieno il naso del giovane scultore. 
Il Torrigiano e il Cellini sicuramente fecero questo discorso quando s'incontrarono a Roma; il primo cercava scultori da portare in Inghilterra dove aveva trovato la protezione del re inglese Enrico VIII. Quando  a causa del famoso pugno si era trovato bandito da Firenze da Lorenzo il Magnifico, egli se l'era vista brutta, ma in Inghilterra si era ripreso stupendo tutti con la sua maestria e se avesse trovato aiuti per costruire il monumento funebre al re, gli affari sarebbero andati ancora meglio, ma l'ombra di quel pugno tornò a gravare sul suo capo. Nessuno in Italia volle mostrarsi suo amico voltando le spalle al grande Michelangelo per seguirlo in Inghilterra, nemmeno il Cellini, il quale seppure non messo particolarmente bene con i contratti di lavoro, rifiutò comunque con la scusa che odiava gli inglesi e per niente al mondo voleva vivere a contatto con loro. Il Torrigiano quindi non poté compiere l'opera più spettacolare della sua vita in un tempo decente e alla fine lasciò l'Inghilterra per riparare in Spagna, però anche qui la vita fu dura per colui che aveva spaccato il naso a Michelangelo. Si era fatto una brutta fama da giovane e l'aveva peggiorata lavorando per un re protestante per cui tutti lo guardavano sempre con diffidenza. A Siviglia di nuovo tra cattolici, ebbe gravi problemi economici e in più perse di nuovo la pazienza rompendo una scultura fatta da lui ad un nobile che si rifiutava di pagarla. E' il Vasari a informarci che con il suo brutto carattere, il Torrigiano, dopo aver rotto il naso a Michelangelo per pura invidia (così sosteneva lo storico), si era comportato altrettanto male in Spagna distruggendo una statua della Madonna di sua creazione per il gusto d'indispettire il commissionante; l'Inquisizione spagnola poi lo processerà per il gesto ritenuto dissacratorio e lo condannerà al carcere dove egli morì (si dice lasciandosi morire dalla fame). 
La lite tra i due scultori in gioventù finì davvero quindi male per entrambi perché se  Michelangelo soffrì parecchio guardando allo specchio il suo naso rotto tanto da scrivere: “La faccia mia ha torma di spavento”, il Torrigiani si vide non solo la vita rovinata dall'esilio con infamia da Firenze, ma anche il dover assistere alla gloria di colui che lo aveva preso in giro tanto da farlo uscire da ogni sentimento. 
 
(FAGR 5-9-16) 
Pietro Torrigiano