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LA MOSTRA DELLE BEFFE 
 
Il Museo d'arte moderna di Livorno nel 1984 volle indire una mostra in onore del centenario della nascita dell'illustre concittadino, il pittore e scultore Amedeo Modigliani (1884-1920) e gli organizzatori mirarono  a creare un evento di notevole spessore, capace di far parlare il mondo intero.  
Tanto dissero e tanto fecero che convinsero le autorità a setacciare il fondo del Fosso Reale per verificare se la diceria che l'artista avrebbe sotto l'influsso di uno scatto d'ira, gettato in quelle acque delle sue sculture.  
Dopo non molto tempo si estrassero delle teste di sculture all'apparenza molto simili allo stile di Modigliani, ma che poi si rivelarono dei falsi clamorosi. Se gli organizzatori volevano attirare sul museo l'attenzione del mondo, ebbene ci riuscirono, ma ne uscirono malconci.  
Esibirono alla mostra per il centenario della nascita di Modigliani quelle teste e ne fecero anche un catalogo, il quale essendo oggi irreperibile, vale una fortuna giacché diventò poi una testimonianza storica di come la ricerca di sensazionalismo possa offuscare anche le menti considerate eccelse dei critici d'arte. Federico Zeri lo disse subito che per lui erano dei falsi, ma Giulio Carlo Argan, Cesare Brandi e gli organizzatori della mostra, furono certi che le teste ritrovate nel fosso appartenessero a Modigliani.  
Il catalogo venne ritirato dalla vendita quando dei giovani studenti si presentarono alla redazione del settimanale Panorama con le foto di loro mentre scolpivano i falsi scultorei. Il museo livornese in questione è oggi scomparso. La disputa tra critici d'arte era stata accesa per cui fino alla morte chi fu per “si”  rimase con quella convinzione perché accettare lo smacco della "Mostra delle beffe" (come venne chiamata) non fu cosa certo facile. 
 
(FAGR 5-9-16) 
Testa di donna di Modigliani 1912