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L'IDEALE DELLA POESIA PURA 
 
Guidati da Giuseppe Ungaretti e Eugenio Montale, ispirati dal movimento del Decadentismo francese, un gruppo di poeti italiani assunse un particolare atteggiamento verso la poesia che il critico letterario Francesco Flora coniò nel 1936 con il nome di "Ermetismo", dal nome di Ermes, il dio greco qui visto come una divinità delle Scienze occulte, le quali venivano descritte nei testi antichi in modo complesso da interpretare.  
Gli ermetici ebbero come ideale un tipo di poesia in grado di esprimere quanto di più profondo vi era nell'animo umano  con  essenzialità di linguaggio, ma spesso ciò risultava alquanto difficile da comprendere per chiunque proprio come le Scienze occulte; i loro versi si concentrarono su argomenti troppo densi di significati e per questo si parlò allora di poesia allo stato puro, ossia atta ad esprimersi solo con "illuminazioni liriche o "attimi di intuizione", senza nessun tipo di altro arricchimento chiarificatore. 
Di certo i testi di questi poeti furono capaci di spiegare bene la solitudine dell'uomo moderno e il dolore che provava nel non riconoscersi in nulla di quanto lo circondava; leggendo le poesie ermetiche infatti si avverte sempre una infinita frustrazione e cosa ne è la causa spesso (anche per loro ammissione) nemmeno i poeti della "poesia pura" lo sanno. 
 
(FAGR 8-11-16)
Francesco Flora