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RIVISTA DELLA FAGR-Editore
IL PEGGIOR TRADIMENTO 
 
Tra i peggiori tradimenti di sicuro vi è quello di un figlio capace di uccidere un padre a tradimento come fece Marco Giunio Bruto (85 a.C.-42 a.C.) nei confronti di Gaio Giulio Cesare, il quale morì sotto i colpi di 27 coltellate, l'ultima delle quali si dice inferta dal  figliastro.   
Dante pose Bruto assieme a Gaio Cassio Longino nell'ultimo girone dell'inferno della sua Divina Commedia, in quanto loro furono i capi della congiura ordita contro Cesare il 15 marzo del 44 a.C., e per il poeta non meritavano altro.  
Bruto era sempre stato un acceso repubblicano mal tollerante della dittatura imposta dal presunto padre a Roma, difatti durante la guerra civile tra Cesare e Pompeo, si schierò con Pompeo.  
Che Cesare amasse il ragazzo come fosse suo figlio è fuori di dubbio perché lo perdonò sempre e per conquistare il suo cuore, gli affidò anche molti incarichi prestigiosi nonostante i suoi continui voltafaccia.  
Giulio Cesare sembrava davvero sinceramente attaccato a lui; la bella e potente Servilla, madre di Bruto, gli aveva fatto credere che fosse suo figlio quando fin dalla loro gioventù divenne il suo amante (e lo rimase a lungo), tuttavia tutto lascia credere che sia diversamente. Se Bruto era davvero il figlio di Cesare, come mai lei lo aveva fatto istruire da suo fratellastro Marco Porcio Catone, nemico giurato del dittatore romano? Lui non gli insegnò certo ad amarlo, ma solo a disprezzarlo.  
Il giovane Bruto crebbe infatti convinto che Cesare rappresentasse il contrario di ogni virtù e ogni senso di giustizia; si batté quindi molto contro di lui fino a giungere a diventare il leader della celebre congiura che lo ha condannato agli occhi della Storia (e di Dante) come il peggior traditore mai esistito. Egli aveva creduto che il popolo romano dopo l'assassinio del patrigno lo avrebbe seguito, invece si sbagliò... e anche tanto, perché invece dovette lasciare Roma di corsa additato da subito come un vile traditore.  
Bruto fu colui che voleva riportare la Repubblica a Roma e invece pose le basi per la sua completa sparizione perché Ottaviano (pronipote e successivamente figlio adottivo di Giulio Cesare) al momento della congiura all'estero, quando tornò gliela fece pagare cara e dopo si nominò imperatore.  
Il traditore venne in seguito costretto al suicidio e sappiamo che morì persuaso di veder trionfare l'ingiustizia sulla giustizia, il vizio sulla virtù... già perché lui non si pentì mai di quanto aveva fatto. Per lui sopprimere Cesare era stato un bene per l'umanità. 
In epoche più recenti sfidando il giudizio di Dante, ci fu chi ritenne la  battaglia di questo romano più che giusta e lo innalzò anche a simbolo della lotta contro la tirannide, ma a quale dei due giudizi si può credere?  
Di certo rimane solo il fatto che il tradimento di un figlio verso colui che si è sempre comportato come un vero padre è da porre nella lista dei peggiori esistenti.  
 
(FAGR 5-9-16)
Bruto