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RIVISTA DELLA FAGR-Editore
IL "CALUNNIATO" CONTE UGOLINO 
 
Secondo le analisi compiute sui resti di Ugolino della Gherardesca (Pisa 1220 - Pisa 1289) e dei suoi congiunti che ora giacciono nella Chiesa di San Francesco a Pisa, il conte non si cibò mai degli uomini della sua famiglia come affermò Dante nella sua Divina Commedia, quando fu con loro rinchiuso senz'acqua né cibo nella Torre dei Gualandi (ribattezzata Torre della Fame). Egli può essere così tranquillamente posto nella lista degli uomini più calunniati della storia perché in quella torre la famiglia della Gherardesca del ramo di Ugolino, risulta morta di stenti. Nessun cannibalismo dunque avvenne in quel lontano marzo del 1289 quando il conte da tutti definito maledetto (ai suoi tempi e anche dopo), spirò a pressappoco settant'anni assieme ai figli Gaddo e Uguccione con i nipoti Lapo e Anselmuccio durante la prigionia a cui tutti loro furono costretti.   
Ma cosa fece questo membro di una potente famiglia toscana per far sorgere nel sommo poeta il sospetto che possa essere arrivato a compiere l'infame delitto di cibarsi dei figli e dei nipoti prima di morire? 
Di certo il conte Ugolino della Gherardesca non fu uno stinco di santo, ma per immaginare una scena di cannibalismo o anche credere in un tale pettegolezzo, Dante doveva odiarlo smisuratamente. Essendo egli fiorentino, senza dubbio può essere stata solamente la situazione politica a fomentare tale astio verso un pisano. 
Di sicuro Dante (fervente ghibellino) detestava Ugolino perché seppur  nato da una potente famiglia ghibellina, compì il tradimento di passare dalla parte guelfa; dopo  di che certo lo detestò ancora di più quando Firenze (con la città di Lucca) dichiarò guerra a Pisa; essendo Ugolino divenuto  podestà e capitano del popolo della sua città, usò l'astuzia di corrompere i capi fiorentini con denaro e svendere ai lucchesi le roccaforti pisane fondamentali per l'autodifesa di Pisa, cose queste che gli portarono il disprezzo di molti e non solo del nostro sommo poeta.  
Il conte Ugolino della Gherardersca fu quindi considerato un'anima nera dai suoi contemporanei e lo fu non solo per i fiorentini o i nemici di Pisa, ma anche per gli stessi pisani, i quali lo pensarono un traditore della più brutta specie; egli fu sospettato perfino di diserzione nella Battaglia della Meloria nel 1284. Di fatto questo conte fece proprio di tutto per consolidare la propria potenza senza rischiare troppo la vita e detestarlo, veniva infondo molto facile. 
L'arcivescovo di Pisa Ruggero degli Ubaldini, capo della fazione ghibellina, gli propose un'alleanza che Ugolino si permise di rifiutare. Ciò creò gravi scontri a Pisa che portarono alla morte del nipote dell'arcivescovo. Fu la classica goccia. Ugolino venne obbligato a rinchiudersi nel suo palazzo e ne uscì solo quando i suoi nemici diedero fuoco alla costruzione. Catturato, fu dopo imprigionato senza cibo né acqua nella Muda (come era anche detta allora la Torre della Fame), dall'arcivescovo Ruggero degli Ubaldini, il quale ordinò che si gettasse la chiave nell'Arno. Nessuno a Pisa e né tanto meno fuori, ebbe pietà della sua sorte. Grazie a Dante poi per parecchi secoli, il nome Ugolino creò anche grande raccapriccio a causa della terribile accusa di cannibalismo che oggi sappiamo non vera. 
 
 
(FAGR 9-12-16) 
 
La Torre della Fame